La testimonianza di un laico fidei donum, nel paese africano con la famiglia. – Difesa del Popolo del 16 ottobre 2011
Il ritrovo con Martin era alle 5 del mattino. Pochi minuti prima dell’appuntamento sono uscito di casa, era buio, in cielo c’era una stellata incredibile. La macchina era
puntuale al cancello e così, dopo una stretta di mano che tradiva l’emozione per l’avventura che stavamo per intraprendere assieme, siamo partiti.
Ma, andiamo con ordine. Per capirci qualcosa di questa storia bisogna tornare indietro di qualche settimana. Sapete benissimo quello che sta passando il Corno d’Africa, si parla di 12 milioni di persone che rischiano la morte per fame e sete soprattutto in Somalia, Kenya, Sud Sudan, Etiopia, Eritrea, dove stanno soffrendo la più grande carestia che si sia vista da anni. Carovane di gente che scappano dalle zone più colpite per cercare un posto migliore che non c’è, ammassandosi in immensi campi profughi dove la comunità internazionale sta cercando di provvedere con viveri ed un minimo di assistenza.
E di fronte a tutto questo … ecco la nostra storia, una storia che racconta di un miracolo, il miracolo della condivisione.
Noi viviamo a Nyahururu, a 2400 m, dove piove, anche troppo a volte. Ma il nostro “benessere climatico” non ci esentava come Saint Martin e come comunità a pensare cosa potevamo fare per i nostri fratelli dove l’acqua dal cielo non la vedono da anni. Pensammo che era una buona occasione per mettere il “carro davanti ai buoi”. Per una volta non mettersi a tirare, ma provare a spingere. Cercare di mettere in moto la nostra diocesi cattolica e le diverse chiese protestanti in un movimento collettivo di condivisione in cui ritrovarsi tutti fratelli al servizio di altri fratelli in difficoltà.
Così, quel sabato, io e Martin siamo partiti verso nord, con la macchina piena di sacchi di mais e riso ed un assegno con tutto quello che si era riusciti a raccogliere.
Dopo diverse ore arriviamo all’appuntamento. Ci accoglie don Marco, prete torinese, vicario generale della diocesi di Maralal. Ci intratteniamo con lui che ci racconta che in quella diocesi, ampia oltre 20.000 km², c’è una zona dove non piove da 5 anni! Dove tutto è praticamente morto ed ovviamente le categorie più colpite sono gli anziani e i bambini (i giovani sono scappati appena hanno potuto). Ci dice don Marco che tutto quello che stanno ricevendo lo convertono in cibo e lo portano in quei posti per tamponare la situazione. Si è messo in piedi anche un progetto di food for fees (cibo in cambio di tasse scolastiche) dove si cerca di tenere aperte le scuole dando il cibo al posto dei soldi che i bambini non possono pagare.
Con rinnovato orgoglio scarichiamo i nostri sacchi e consegniamo il frutto della solidarietà di chi certo non se la passa benissimo, ma che sa tirare fuori il meglio per un fratello in difficoltà.
Rientriamo a casa appena in tempo prima che faccia ancora buio … stanchi ma felicissimi di aver assistito a questo miracolo, in cui ognuno ha messo del proprio e ce ne è stato anche per chi non ne aveva.
Come scriveva Pio XII “Se qualcuno, anche se povero, aiuterà qualcun altro non diventerà per questo più povero; sarebbe impossibile. Dio non si lascia vincere in generosità.”
Mauro Marangoni
laico fidei donum in Kenya