Buona Pasqua

“Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli”

Queste semplici parole della prima lettera di Giovanni (1 Gv 3,14 ) ci aprono immediatamente al significato della Pasqua e alla verità della vita.

L’amore al fratello è la forza che rovescia la pietra della morte posta di fronte ai sepolcri della nostra esistenza per aprirci alla vita. Quella tomba deve essere vuota altrimenti ne resteremmo prigionieri, nel nostro limite estremo, la morte. Quel sepolcro deve essere spalancato, perché la vita è fuori, è altro, è l’altro.

Fare Pasqua significa per me, ringraziare quei fratelli e sorelle che a Tabor Hill e a Kinangop, al St Martin e Talitha Kum, ad Effatà e Betania, , a Mochongoi e Weru, spesso con umiltà e pazienza in tante occasioni mi hanno fatto passare dalla morte alla vita con il loro amore; e son sicuro che anche per voi vivere la Pasqua sia fare memoria di quel bene che ricevete e condividete. Il bene ricevuto e donato per quanto piccolo, c’è, come seme nel cuore e nell’esperienza di ciascuno. E ci saranno ancora altre pietre e sepolcri chiusi, altri limiti e fragilità lì a darci la possibilità di aprirci alla vita nella misura in cui saremo fratelli e sorelle.

Maria di Magdala nel giardino fuori del sepolcro non vede Gesù, ma un giardiniere. I due discepoli sulla via di Emmaus non vedono Gesù, ma un viandante. E gli altri, lungo il lago di Tiberiade, non vedono Gesù, ma forse un pescatore. E Maddalena vede Gesù, riscopre la vita, quando è chiamata per nome, quando è riconosciuta da un amore personale. E i viandanti vedono Gesù, riscoprono la vita grazie ad un pane, un amore spezzato e condiviso. E i discepoli in riva al lago vedono Gesù, riscoprono la vita quando gettano le reti da un’altra parte, e si aprono ad un amore pieno di fiducia nell’altro. Un giardiniere, un estraneo, un viandante e forse un pescatore… L’amore ci trova e ci cambia lì dove viviamo; ed è lì dove viviamo che diventiamo occasione per i fratelli e sorelle di passare dalla morte alla vita.

In queste settimane ho visto spesso nella campagna padovana che mi circonda trattori super attrezzati dove una sola persona in poche ore semina grandi distese di mais. Anche a Nyahururu e dintorni le settimane passate sono state il periodo della semina, e lì ricordo ben pochi trattori, ma più spesso e più numerosi i gruppi di persone che insieme, seminano a mano, un chicco alla volta; ogni giorno un campo diverso, il campo di ognuno tutti insieme.

Amo questa scena, perché può dirci come sia bello seminare il bene insieme, un chicco alla volta, ed è già così moltiplicato, e quanto bene riceviamo per mano di qualcuno forse senza aspettarcelo, nella semplicità e apparente insignificanza di piccoli gesti.

Passiamo dunque ogni giorno dalla morte alla vita, insieme, perché amiamo i fratelli, la domenica di Pasqua è solo e ancora una volta il primo di tutti questi giorni di resurrezione.

d. Raffaele Coccato

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