La parrocchia di Mochongoi è divisa in quattro zone. Tre di queste sono situate sull’altopiano di Nyahururu, fertili e piovose dove è possibile coltivare e se piove non è poi così dura sopravvivere. La quarta, da noi chiamata amichevolmente “chini-chini” (che tradotto sarebbe “proprio sotto”) si trova nella Rift valley, savana pura. Si riesce a coltivare la terra ogni 3-4 anni, quando l’annata è davvero piovosa.
Qui la gente vive di pastorizia. Ci vuole un’ora e mezza di macchina per raggiungerla, 30 chilometri di montagna, pendenze al 10-12 per cento.
L’elettricità è assente, come è assente la sicurezza. Da due anni ormai la zona è scenario di scorribande di un’altra tribù, guerriglieri armati fino ai denti che vengono a rubare il bestiame. I primi a scappare sono gli insegnanti e i dottori. La gente si ritrova spesso senza scuole e sanità.
In questa zona ci sono sette delle nostre 26 comunità: quando sono davvero bravo e fortunato riesco a scendere una volta ogni mese e mezzo o due. Ogni attività ecclesiale è ridotta al minimo.
Dall’inizio di quest’anno un ragazzo di nome Salomon, Salomone, non ha chiesto né oro né argento né una lunga vita, ma di poter iniziare a girare le scuole e riprendere seriamente il catechismo. Gli abbiamo regalato un “potente” mezzo di trasporto, una lussuosa mountain bike cinese e ogni giorno riesce a visitare due delle nove scuole primarie.
Risultato? È ripartito il catecumenato in questa zona dimenticata da tutti e ci sono 150 ragazzi che in agosto diventeranno ufficialmente catecumeni. Un prete da solo in una parrocchia così vasta e una sfida grande, a volte troppo grande. Dopo la partenza di don Mariano i laici hanno davvero serrato i ranghi e sono sempre più responsabili della loro casa, della loro famiglia… della loro parrocchia.
Un ragazzo di 20 anni può davvero fare la differenza. Grazie a Salomon e a tutti coloro che trovano gioia nel vivere e annunciare il vangelo, in qualsiasi periferia della storia.
don Sandro Ferretto
(tratto da articolo La Difesa del popolo – 26/10/2014)